- AI DICTAT DELLA SOCIETA', TU RISPONDI: "MA ANCHE NO" ? -VORRESTI CAMBIARE IL MONDO MA CONSIDERI I MOVIMENTI NEW AGE UN COMPROMESSO ALLA MODA? -TI SENTI DESTINATO A MORIRE PECORA NERA?
Ebbene sì, ieri era San Valentino, il santo patrono dei fiorai e delle fabbriche di cioccolato. Ma, malgrado le vostre aspettative, non mi perderò in sterili polemiche sul martire di Terni, sarò sincera: se avessi avuto un partner probabilmente l'avrei festeggiato, anche se, sicuramente, non essendo votata al consumismo tantomeno al cattolicesimo, avrei onorato tale data in direzione ostinata e contraria. Tuttavia, dovete sapere che io adoro le ricorrenze, vuoi perché, tra il giornalismo, le animazioni per bambini e la ristorazione, le mie esperienze professionali stanno agli Eventi come il taglialegna al bosco, vuoi che, talvolta, è proprio quella data rossa sul calendario a ricordarci che essere vivi richiede uno sforzo maggiore del semplice fatto di respirare.
Senonché, i single aspiranti fidanzati, per mascherare neanche troppo bene la propria frustrazione, hanno inventato una ricorrenza che nessuno sentiva il bisogno di ricordare: San Faustino, da sempre santo patrono di Brescia, adesso anche delle zuppe monodose e delle Smart.
Beh, io oggi ho voluto onorare la festa degli "spaiati" così:
Cioccolata Calda fatta in casa (non il Ciobar, per intendersi) alla cannella con pere sciroppate
Spaghetti al pesto di rucola e noci fatto in casa
Ebbene sì, mi sono auto-viziata culinariamente, ho cucinato roba buona per me stessa. Sullo sfondo "je veux" di zaz e incenzo alla lavanda.
E' vero, questa idea, a primo impatto, potrebbe sembrare un tantino triste, persino maniacale.. ma c'è un principio profondo dietro tutto questo: siamo la persona con cui passeremo la maggior parte della nostra vita e non potremo mai essere in grado di prenderci cura di qualcuno, se non saremo capaci, per prima cosa, di farlo con noi stessi.
Uscire
dal tunnel con il d-mannosio, uno zucchero semplice estratto dal larice, e una
lenta ricerca delle cause più profonde. L’esperienza di Rosanna ha aiutato
moltissime donne.
La cistite è un’infiammazione della vescica che si
stima colpisca tre donne su dieci all’anno. I sintomi associati sono bruciore
nella minzione, urgenza, possibili perdite di sangue. La medicina ufficiale,
tendenzialmente allopatica – che identifica cioè i sintomi con la malattia
stessa – prescrive antibiotici per eliminare il batterio responsabile della
crisi cistitica - di solito escherichia coli - innescando un circolo vizioso
caratterizzato dal ripresentarsi dei sintomi a distanze sempre più brevi e da
un malessere diffuso anche durante gli intervalli. Chi ne soffre racconta che
diventa difficile persino viaggiare, prendere mezzi pubblici, per non parlare
dei rapporti sessuali. Ne sa qualcosa Rosanna, l’infermiera di Bolzano che dopo
quattro anni di cistite ricorrente, grazie al d-mannosio e ad un profondo
ascolto del proprio corpo, ha sconfitto il problema e adesso si dedica a
divulgare sul web la sua esperienza mettendo in contatto migliaia di cisty-girls.
Rosanna,
vuoi raccontarci meglio la tua storia?
Nel 2002 iniziai ad avere un episodio di cistite al
mese che i medici mi curavano con antibiotico. Per quattro lunghissimi anni ho
cercato disperatamente soluzioni a questo problema testando senza nessun
beneficio le più svariate terapie che gli innumerevoli medici mi proponevano, senza
contare gli effetti che gli antibiotici – ormai diventati la mia coperta di
Linus - avevano sul resto dell’organismo. Finché cominciai a contattare le
donne che soffrivano del mio stesso male presenti nel web sul forum salute. Eravamo tantissime!
Proposi loro di dividerci in gruppi e di provare ogni gruppo una terapia
diversa per evitare di sperimentare singolarmente le decine di terapie
alternative che esistevano. Ci fu una massiccia adesione. C’era chi stava
sperimentando il vaccino anti- e.coli, chi l’omeopatia, chi la psicoterapia,
chi il d-mannosio. Quest’ultimo gruppo pareva stesse sempre meglio: passava il
tempo e le recidive non si ripresentavano per il 90% e nei pochi casi in cui
ricomparivano, venivano debellate solo con l'uso di mannosio. Anch’io nel
2006 ho guarito quella che è stata la mia ultima cistite solo con abbondante
mannosio. Eravamo però le prime in Italia a sperimentare questo zucchero,
dovevamo importarlo dall’America, dove la usano da trent’anni, con alti costi
di sdoganamento, finché, nel 2008,una
parafarmacia di La Spezia, la Deakos, ha iniziato a produrre mannosio in
Italia.
Con e non contro
L’assunzione di d-mannosio, consigliata per un
periodo che va da due a quattro mesi, è la soluzione che permette di spezzare
il circolo vizioso dell’antibiotico, liberarsi del dolore e avere così il tempo
di risolvere le cause più profonde. “Occorre cambiare del tutto approccio”
consiglia Rosanna. La medicina tradizionale tende ad accanirsi contro l’e.coli
- un batterio che abita l’intestino, in cui tra l’altro svolge un’utilissima
funzione - sopprimendo invece proprio quelle difese naturali che solitamente
riescono a tenerlo a bada. La vescica è un ambiente sterile che non può
sviluppare batteri patogeni propri, perciò i fattori responsabili della cistite
sono da ricercare in un’alterazione dell’equilibrio vaginale o intestinale. Qui
di seguito gli approfondimenti su alcune delle cause scatenanti e dei metodi,
anch’essi naturali, per eradicarle.
Cistite
da luna di miele
La cosiddetta
cistite da luna di miele che si
presenta entro 48 ore dal rapporto sessuale è una delle più comuni tipologie di
cistite. Di solito i medici prescrivono di tenere a portata di mano
l’antibiotico e assumerlo alcune ore dopo, una pratica che uccide solo i patogeni
più deboli lasciando colonizzare la vescica ai più resistenti. Il problema,
invece, sta nello sfregamento delle pareti vaginali che, in presenza di
contrattura pelvica o di scarsa lubrificazione, può dar luogo a micro-lesioni
in cui possono annidarsi e riprodursi batteri che risaliranno in vescica nelle
ore successive. Moltissime donne hanno risolto soltanto con l’uso di un buon lubrificante
o con la pratica cosiddetta Kegel-reverse,
innovativa versione del dott. Pesce, presidente del comitato neuro-urologi, degli
esercizi di Kegel(1) ovvero contrazioni volontarie dei muscoli pelvici. Mentre gli originali hanno contrazioni lunghe e rilassamenti brevi, nei Kegel-reverse
è il contrario: lungo rilassamento intervallato da brevissime contrazioni.
Molti sono i casi di lieve contrattura pelvica non
diagnosticata perché certe abitudini odierne, spesso vissute inconsapevolmente,
portano a contrarre la zona del bacino, ad esempio l’esigenza estetica
femminile di avere una pancia piatta e quindi la tendenza a respirare col
torace e non col diaframma, come invece si fa da bambine.
Eccesso
di igiene intima
Il marketing
e gli spot pubblicitari hanno reso le secrezioni vaginali una vergogna da
nascondere con lavaggi e detergenti aggressivi quando al contrario sono
un’importantissima difesa fornita da madre natura contro l’insorgere di
infezioni. “Consiglio sempre di lavare solo con acqua ma, anche se le donne che
ci hanno provato hanno trovato subito giovamento, il concetto che le mucose
– proprio come occhi e bocca- debbano essere umide delle proprie naturali
secrezioni, è ancora difficile da accettare. Tante hanno paura del cattivo
odore che invece va ricercato proprio nell’alterazione della flora vaginale”
racconta Rosanna.
“Scusi,
dov’è il bagno?”
La vita frenetica a cui siamo sottoposti, fatta
spesso di panini al volo, ha reso la regolarità intestinale un lusso per pochi.
Ma la stitichezza è un altro tra i fattori di rischio di cistite perché aumenta
la permanenza dei batteri fecali proprio accanto alla vescica, nell’ampolla
rettale. Un semplice apporto in più di fibre e di lactobacilli può essere
tuttavia determinante per la guarigione.
Rosanna,
cosa vuoi dire alle donne ancora affette da cistite?
“Che se ne esce e che le terapie proposte da protocollo
non sempre sono le più valide. Per fortuna anche qualche medico in Italia
adesso comincia a prescrivere mannosio e a cambiare approccio”.
Come
agisce il d-mannosio
Il d-mannosio è un monosaccaride estratto dalla
corteccia di larice che, se ingerito, raggiunge concentrazioni elevate nelle
vie urinarie. Avendo un’elevata affinità con le zampette dei batteri, vi si
attacca impedendo loro di aderire alla mucosa vescicale e provocare
l’infiammazione. Una volta unitisi al d-mannosio i batteri possono essere eliminati
semplicemente urinando. Questo zucchero è anche in grado anche di lenire la
sensazione di bruciore: essendo un componente della stessa mucosa vescicale,
una volta introdotto dall’esterno, ne ricostruisce lo strato protettivo
danneggiato dalle ripetute infiammazioni.
Rosanna
Piancone, 42 anni, nata e cresciuta a Como, vive a Bolzano da dieci anni. È
infermiera professionale ed ha lavorato in case di riposo, sale operatorie,
camera iperbarica ed ha insegnato agli allievi oss. Nel sito che gestisce (www.cistite.info) c’è un forum aperto al
pubblico che conta 2.200 iscritti. Molte delle informazioni che veicola sono anche
il risultato di questionari e indagini da lei preparati a cui sono state sottoposte
oltre cento cistitiche.
(1)
Arnold Kegel, The nonsurgical treatment
of genital relaxation, Ann West Med Surg (1948)
Mi ricordo una delle tante
domeniche di primavera. Un corposo vociare proveniva dalla grande sala
di quella che noi chiamavamo “casina”.
“Mamma
quanto manca?”. Valentina, ancora con quel simpatico spazio tra gli
incisivi, si affacciava sempre in cucina durante i preparativi, non
tanto per la fame, mi avrebbe confessato da grande, ma per il desiderio
di scorgermi intenta in quello che rendeva i miei occhi più luminosi del
solito.
Il ragù stufava nella grande casseruola, con un rumore
cadenzato che mi cullava. Ripulivo con cura il passaverdura – allora non
c’erano i minipimer – riempivo i panzerotti, mentre m’inebriavo di
prezzemolo, di casa, dell’odore dei miei figli, di scarpe, profumi,
capelli, parole, vita.
Non ricordo neanche se ci
fosse la tv accesa, c’era così tanto brusio. Avevo appena trent’anni ed
erano gli anni settanta. Mio marito possedeva una catena di negozi
d’abbigliamento firmato, io insegnavo già educazione tecnica alle medie,
avevamo una casa al mare, il macinato era sempre di prima scelta,
potevamo avere tutto quello che si poteva comprare, eppure ciò che
preferivo, in quelle domeniche odorose di basilico e cipolla, era il
suono della grande scodella che poggiavo a mezzogiorno in punto al
centro della tavola piena della mia vita. I miei nipoti, finché era viva
mia sorella, la domenica hanno sempre mangiato solo e soltanto i miei paccheri al
ragù. Mio marito, poi, li adorava. Gli piaceva mangiare quello che
cucinavo e quando lo faceva, seduto di solito di fronte a me, mi
guardava come se stesse mangiando me. Per questo io ai piaceri della
tavola preferivo quelli del sesso con lui.
Finita
la baraonda io e mia sorella lavavamo i piatti nel gigantesco e spartano
lavello. Lo facevamo più lentamente possibile, così le nostre
chiacchierate della domenica sarebbero durate più a lungo. Quando mio
marito veniva in cucina con Pietro, il figlio più grande, con una scusa o
anche senza motivo, ascoltava qualche estratto del nostro cianciare,
poi puntualmente sentenziava “Andiamo via, Pietro, sono cose da donne” e
ridacchiava, complice.
Oggi è domenica ed uno
strano grigiore avvolge il piccolo quadrato di cielo che si scorge dalla
mia cucina. Una cucina – o meglio, un angolo cottura – in cui “non ci
si rigira”, come dicono qui in Toscana. Ma dicono anche che sia
abbastanza per “un’anziana sola autosufficiente”.
Ieri
sono scesa giù dal macellaio che, nonostante sia diventato il mio
appuntamento fisso del sabato pomeriggio, non mia ha mai rivolto una
parola che andasse oltre il “quanto?” “due chili bastano?” e il prezzo,
sempre più alto ovviamente. Nonostante non conosca neanche il mio nome,
deve aver capito che sono un’anziana sola autosufficiente perché quando
compro la mia solita quantità industriale di carne per il ragù della
domenica mi guarda come se fossi matta.
Dall’odore
so per certo che mancano appena cinque minuti perché la cottura sia
ultimata. Ho già sterilizzato i vasetti, quelli buoni col tappo alto: si
aggiungeranno agli altri venti-trenta che sono nella credenza, in
attesa, come me, che venga uno dei miei figli e se li porti a casa.
Valentina
non mi ha neanche lasciato il piacere di tramandarle la mia arte
culinaria. Avrà imparato dal libretto delle istruzioni del suo
efficientissimo e costosissimo Bimby. Andò via di casa per sposarsi un
veneto dell’aeronautica militare. Poco male, non credo avrebbe
apprezzato la nostra Pastiera.
Tiro su il coperchio
e spengo il fuoco. Sul mestolo di legno il corposo e lucido ragù. Metto
in bocca e assaggio. È buonissimo … ma mi disgusta. Nel tegame ancora
fumante aggiungo qualche goccia d’acqua salata che scende dal mio viso.
Apro
lo sportello della credenza e con un gesto quasi compulsivo afferro il
pacchetto dei biscotti. Mi siedo sulla mia poltrona da anziana sola
autosufficiente, accendo la tv e trangugio qualche industrialissimo
biscotto davanti a qualche spettacolo della domenica di cui guarderò
soltanto il lento scorrere delle inquadrature, con la camicia piena di
briciole.
Passa qualche minuto. All’improvviso una
serie di suoni conosciuti per quanto insopportabili mi scuote
dall’intorpidimento. È quello del piano di sopra. Un contabile, mi
dicono, che nel tempo libero si diletta a massacrare un sassofono. Sa
benissimo che mi dà fastidio, soprattutto quando voglio riposare!
Passano i minuti e l’artista in erba non accenna a smettere. Mi alzo,
sbriciolando per terra, con la bocca ancora un po’ impastata, prendo la
scopa per il manico e incomincio a picchiettarlo sul soffitto.
Di solito funziona.
Difatti, tutto cessato. Già che sono in piedi guardo ancora nella credenza in cerca di qualche barretta di cioccolato.
Suona
il campanello. Non ricordavo neanche più che suono avesse. Sarà
l’artista-contabile risentito del mio avvertimento. Forse non sa che la
legge in merito ha stabilito che…
“Buongiorno”.
Non sembra arrabbiato.
“Buongiorno …” rispondo stranita.
“Mi scusi, non ci pensavo che potesse esserci qualcuno solo in casa a riposare, di domenica”.
Ecco, ci mancava lui ad infierire.
“No,
no, mi perdoni” deve aver tradotto la mia espressione, “Non mi
fraintenda, anch’io sono solo in casa di domenica. Comunque, piacere,
Fabio: contabile divorziato e solo.”
“Piacere, Rosalba, anziana sola autosufficiente”.
Sorride.
“Lo
so, suono da fare schifo. Ma, sa, da quando vedo mia figlia una volta a
settimana, non sopporto il silenzio. E i numeri, si sa, fanno così poco
rumore.”
“Anche mio figlio lavora con i numeri. È ingegnere edile. Però non suona…”
Ecco, che cosa dico? Ora si offende e se ne va.
“Che odorino … cos’ha cucinato di buono?”
Dal piccolo quadrato di cielo, in un piccolo appartamento, irrompe qualche timido raggio di sole.
La
tavola è vestita di una bizzarra tovaglia indiana, regalo
dell’ex-moglie di Fabio; al centro una scodella di tagliatelle di riso
al ragù: Fabio è celiaco.
Carne di manzo, strutto,
cipolle, sedano, carote, prezzemolo, piperna.. il tutto peppiato per
cinque ore. Un contabile divorziato e un’anziana autosufficiente.
INSIEME q.b. (l’ingrediente fondamentale che anche le migliori ricette
dimenticano).
Sebbene l’antico detto lasciare
i campi alle ortiche non ne suggerisca le grandi proprietà, l’ortica è una
pianta selvatica perenne che merita, decisamente, un posto nelle nostre tavole,
ma anche nella nostra dispensa dei medicinali. Facile da trovare e da
riconoscere, è un concentrato di proteine e minerali per di più, gratuito - il
che, in tempi di crisi, non guasta mai
Nota fin dall’antica Grecia, predilige i luoghi ombrosi e i
terreni azotati, basta, perciò, dare un’occhiata agli argini dei corsi d’acqua
o ai piedi dei muretti, per imbattersi nelle sue foglie a forma di cuore. Può
essere raccolta in ogni periodo dell’anno, in tutte le sue parti, fatta
eccezione per i semi. Niente paura, il potere urticante sparisce, sia dopo una
breve cottura, che 24 ore dalla raccolta!
Può essere definita l’erba
del vegetariano per il suo alto contenuto di ferro e proteine: essiccata ne contiene 35 grammi su 100,
proporzione simile a quella della soia, il sostituto della carne per
antonomasia che, però, al contrario dell’ortica, non è che sia proprio autoctono.
Gli utilizzi fitoterapici sono innumerevoli: se nel secolo scorso ha dato
sollievo ai malati di colera durante gli
attacchi di dissenteria, oggi è nota per essere un prezioso alleato della
donna. Stimola, infatti, la secrezione di latte materno ed èfonte naturale di acido folico, la cui
assunzione in gravidanza è vivamente consigliata dai ginecologi. Bere un buon
decotto di ortica aiuta anche ad alcalinizzare il sangue, eliminando i residui
acidi del metabolismo, principali responsabili di una serie di patologie comeartrite e calcoli renali.
Consigli culinari? Ottima nel ripieno dei ravioli, per condire
risotti o aggiunta al minestrone. Gusto, salute e portafogli, ringrazieranno.
Ma Giulia, perchè ora t'è presa che vorresti vivere in campagna,
vicino ai boschi, magari anche in un ecovillaggio? Che cosa penserà la
gente? Che sei una frikkettona di me**a..
Non te l'hanno detto che la virtù sta nel mezzo? TI PIACE LA NATURA?,
ti sta a cuore il futuro del pianeta? Cavolo, esistono
L.E.V.I.E.D.I.M.E.Z.Z.O.! Se la città è troppo caotica per te, puoi
vivere qui in paese. Puoi trovare un lavoretto precario da 800 euro al
mese, se ti va bene -però non ti sporchi le mani nella terra --solo i
polmoni e il cervello- (intanto mandi curriculum alla Tezenis, almeno
lì sei sicura che le mutande te le danno loro). Puoi anche affittare un
appartamentino in classe G (il mutuo no -->sei contro le banche.. poi
sai che il vero motivo è che nessuna banca te lo concederà mai). Puoi
anche comprare luci a led a R.I.S.P.A.R.M.I.O.E.N.E.R.G.E.T.I.C.O.,
spegnere sempre tutti gli stand-by prima di andare a letto. Puoi anche
comprare la frutta e la verdura della coop "vivi verde" (devi far finta
che siano davvero biologici). Puoi anche non preoccuparti degli
imballaggi a cui si associano i prodotti del supermercato--> c'è la
differenziata (devi fingere che non vada poi tutto all'inceneritore).
Puoi anche guardare Geo e Geo la sera alla tele. Puoi anche devolvere
20-30 euro all'anno a qualche astrusa associazione per la difesa dei
Panda e altri animali da zoo. Puoi votare anche qualche partito che
contiente la parola E.C.O.L.O.G.I.A. nel nome, continuando a credere che
bio-digestore o bio-generatore, sonasega, giovino all'ambiente a
prescindere, anche solo per il suffisso. Puoi anche buttare metà dello
stipendo in erboristeria, mangiare quinoa e seitan importato dalla Cina -
però è bio!- comprare il germogliatore, la macchina del pane, dello
yogurt e del budello di tu ma (si rompono dopo du giorni, e te
ricomprali). Puoi anche fare un figliolo e allattarlo per due anni - sei
una mamma tradizionale - con il latte alla diossina dell'inceneritore
-vabbè sempre latte. Puoi anche farlo adottare dalla babysitter mentre
guadagni lo stipendio della babysitter -scordati che tua mamma sarà già
andata in pensione. Puoi comprargli anche giocattoli di legno - perchè,
si sa, la plastica è fatta col petrolio - pitturati con vernici cinesi
--> quelli artigianali non te li puoi permettere, hai già speso tutto
in quinoa e semi di alfa alfa -ok, puoi anche non sapere che è comune
erba medica. Puoi anche litigare tuo figlio perchè non chiude il
rubinetto quando lava i denti, mentre dallo sciacquone di casa ogni
giorno escono 30-40 lt. d'acqua - però hai i tasti differenziati. Puoi
anche comprare i riduttori di flusso, le pile ricaricabili, il frigo
classe AA++ -però li fanno sempre più grandi-. Puoi comprare le banane
importate dall'Africa - ma sono coop solidal! La domenica puoi andare
con tuo figlio al bioparco, per non chiamarlo zoo. Puoi anche comprare
la carta riciclata e scrivere sempre fronte-retro nei blocchi per
appunti. Puoi avere le buste riutilizzabili della Coop. Puoi anche
lavare sempre a pieno carico, coi deitersivi bio..
Poi quando un giorno
ti sarai rotta i coglioni di preoccuparti di questa NATURA DI MERDA,
mentre starai stirando le camicine di tuo marito davanti ad un programma alla tv il quale ti
dice quanto sia aumentata la CO2 anche quest'anno, potrai chiedere uno
straccio di ferie per partire con un volo low cost in un albergo low
cost con un botto di aria condizionata, in una capitale europea, quale
non importa, tanto so' tutte uguali, cercare un bello Zara e uno
Spizzico, pentendoti di non aver comprato l'I-pad al tu figliolo che
almeno stava un attimo zitto con tutti gli estathé che gli hai dato.